Progetto GRETA: una spinta femminile per il diritto alla cittadinanza energetica attiva

Una scala a pioli. Così tanti gradini su cui arrampicarsi, spesso instabili, col rischio di cadere e la tentazione vertiginosa di voler fare un passo indietro, riavvicinarsi al suolo. Il percorso verso la cittadinanza energetica assomiglia un po’ a tutto questo:  ogni gradino immaginario descrive quanto attivo sappia e voglia essere un cittadino nel conquistare il ruolo che di diritto gli spetterebbe all’interno della transizione energetica. Da inconsapevole a consapevole, da meramente coinvolto a giocatore attivo, in prima linea. Una mano tesa in questa scalata è il progetto GRETA – Green Energy Transition Actions[1].

Jessica Manganotti: sfidare gli stereotipi nel campo della simulazione multifisica.

Multipotenziale, timida e pratica: così si definisce Margherita Cortini, attualmente ricercatrice in ambito oncologico all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. “Nella vita non riesco ad appassionarmi a un ambito solo. Mi piace il mio lavoro, ma ho anche tanti altri interessi”, mi rivela raccontandomi, tra l’altro, della sua attività di divulgazione sui social.

Antonia Proka: lineare o no, qualunque strada può diventare la tua strada

Il percorso di una donna – nella vita, nel mondo del lavoro – non è mai una linea retta. Anche quando ad un occhio esterno potrebbe sembrare così. È questa la prima cosa che mi ha ricordato parlare con Antonia Proka. È questo che Antonia invita a tenere a mente, quando si trova a dialogare con giovani donne ad inizio percorso professionale, che da lei cercano consiglio ed ispirazione.

Ilaria Bientinesi: viva la scienziata pazza che è in noi!

Il primo sogno nel cassetto di molte bambine è quello di fare la ballerina. Non Ilaria Bientinesi. Perché Ilaria sognava di fare la scienziata pazza. Non una scienziata e basta, proprio una scienziata pazza - perché il suo intuito già le suggeriva quanto la scienza, per essere davvero dirompente, avesse bisogno di una scintilla di follia. Quindi, se le donne devono subire ancora oggi stereotipi che le vedono isteriche ed emotive, folli, allora così sia: il femminile abbraccerà quella follia e la userà per cambiare il mondo.

Ilaria Conti: per un empowerment femminile oltre la censura e l’autocensura

Quando si parla di empowerment femminile, si potrebbe avere la percezione – erronea – che le donne siano dei palloncini sgonfi in cui insufflare talento e competenze. Che si tratti dunque di potenziare qualcosa, aggiungendo qui e là gli ingredienti mancanti. Niente di più sbagliato. Perché l’empowerment è soprattutto una questione di incoraggiamento. Non servono poteri o crismi speciali da trasmettere all’universo femminile – occorrono solamente parole. E strumenti. Il resto, le donne sanno farlo da sé.

Uno sguardo sul mondo: Solar Sister(s), sorelle del sole e della solidarietà

Il mondo occidentale (qualunque cosa voglia dire quest’espressione) vanta una triste tradizione, esistita e persistita per secoli, nel guardare al continente africano con il paternalismo mascherato da solidarietà di quel fardello dell’uomo bianco di cui parlava Rudyard Kipling, il celebre autore de “Il libro della giungla”. Ma Katherine Lucey non è un uomo, e, quando ha deciso di fondare un’impresa sociale come Solar Sister per combattere la povertà energetica grazie all’empowerment delle imprenditrici africane, ha dimostrato ancora una volta quanto dirompente e rivoluzionario sappia essere il pensiero femminile.

Francesca Cappellaro: la transizione è collaborazione!

La transizione verde deve ripartire dalle parole. Siamo ormai abituati alla parola sostenibilità, entrata nel gergo quotidiano e sin troppo spesso usata a sproposito, eppure, comericorda Francesca con acume e prospettiva nel suo preziosissimo libro, neppure esisterebbe senza Gro Harlem Brundtland, donna medico e politico norvegese, che nel 1987 è stata presidente della Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo dell’ONU. È proprio nel rapporto “Our Common Future”, meglio noto come “Rapporto Brundtland”, infatti, che si parla di sviluppo sostenibile, provando ad immaginare qualcosa di diverso da quello “sviluppo senza progresso” tanto temuto da Pasolini, e cioè uno sviluppo tale da soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere quelli delle generazioni future.