di Flaminia Rocca

Il primo sogno nel cassetto di molte bambine è quello di fare la ballerina. Non Ilaria Bientinesi. Perché Ilaria sognava di fare la scienziata pazza. Non una scienziata e basta, proprio una scienziata pazza – perché il suo intuito già le suggeriva quanto la scienza, per essere davvero dirompente, avesse bisogno di una scintilla di follia. Quindi, se le donne devono subire ancora oggi stereotipi che le vedono isteriche ed emotive, folli, allora così sia: il femminile abbraccerà quella follia e la userà per cambiare il mondo.

Sprovvista di un laboratorio come quello del Dottor Jekyll di Stevenson, Ilaria opta per la facoltà di chimica, a Pisa, scegliendo come branca della materia la chimica organica. I suoi studi la portano in Canada, poi in Germania, dove vince un dottorato presso il Max Planck Institute sul tema della polimerizzazione. Ad affascinare Ilaria, però, è soprattutto la ricerca in ambito farmaceutico, e così torna in Italia, a Verona, per lavorare in una multinazionale. Per gli undici anni successivi, questo sarà il suo percorso professionale – la ricerca farmaceutica, tra Verona e Firenze. Poi, qualcosa cambia.

La crisi del settore le dà la spinta di cui aveva bisogno per intraprendere una strada diversa, per controbilanciare, espiare – scherza Ilaria – le colpe di un ambito dal forte impatto sull’ambiente come quello delle multinazionali farmaceutiche. Frequenta un master sulla sostenibilità ambientale (dopo aver militato in Greenpeace già negli anni precedenti ed aver scelto di diventare vegetariana sempre per questioni legate all’impatto sull’ambiente). Lo stage finale del master la porta a Roma, ed è in quel momento che inizia il suo percorso con AzzeroCO2, realtà fondata nel 2004 da Legambiente e Kyoto Club, due tra le maggiori associazioni ambientaliste nel panorama italiano, ed orientata alla consulenza per uno sviluppo sostenibile a 360° di enti pubblici e privati.

Ilaria inizia a lavorare alla gestione di un progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma LIFE, storico strumento per valorizzare e spronare la transizione verde e la tutela del patrimonio ambientale del nostro Pianeta. Da lì in poi, inizia ad orientare la sua carriera per l’appunto alla preparazione prima, ed alla gestione poi, di progetti cofinanziati dall’Unione Europea, sul tema dell’efficientamento energetico, ma soprattutto sull’economia circolare, in cui le competenze da chimica di Ilaria risultano particolarmente calzanti.

Con il FESR, il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale e la Regione Lazio, Ilaria si fa ideatrice e promotrice, assieme ad AzzeroCO2, di due progetti innovativi dedicati al riciclo ed al recupero della nicotina e della cellulosa presenti nei mozziconi di sigaretta: il progetto RINASCE (Innovative Recycling of Nicotine and Cellulose Acetate from Cigarettes for Circular Economy)[1], e la evoluzione, il progetto ReMo (Recupero Mozziconi)[2]. Dai mozziconi di sigaretta, grazie ad Ilaria, si producono occhiali.[3]Il guizzo geniale di Ilaria si coglie anche in ReCePIT (Recovery of Cellulose for Thermal Insulation Panels)[4] che invece recupera la cellulosa degli assorbenti sanitari[5] per la produzione di pannelli isolanti. Tutti questi progetti – racconta con orgoglio Ilaria – hanno anche ottenuto un relativo brevetto[6], che, si spera, ne faciliterà il potenziale attivo verso il cambiamento.

La ratio dietro l’impegno di Ilaria – spiega – è prima di tutto il recupero, per cercare, come si può, di avere un impatto meno disastroso sull’ecosistema terrestre: non può esserci transizione ecologica che non sia fondata, come principio ispiratore, sull’economia circolare. La trasformazione in energia di tante nuove fonti (fino a pochi decenni fa del tutto ignorate!), poi, arriva spontaneamente, come conseguenza del rimettere nel circolo della dignità dell’uso anche ciò che un tempo si sarebbe dismesso come scarto.

Tra tutti questi stimoli e spinte per l’innovazione, fa capolino la questione di genere: Ilaria, che racconta di essersi sempre sentita una persona prima che una donna, vorrebbe, idealmente, che la distinzione non dovesse esistere. Eppure, ricorda bene i primi colloqui di lavoro in cui le fu detto: “Saresti perfetta per questo incarico…se solo tu non fossi una donna!”. Una società come quella italiana ha un problema di discriminazione verso il genere femminile che ha radici profonde, culturali, ed Ilaria ha avuto modo di confrontarsi direttamente con la questione, e con il confronto con altre realtà europee, nella cornice del progetto SKILLBILL (Skill to Boost Innovation and Professional Fulfillment in a Sustainable Economy)[7], di cui è coordinatrice.

SKILLBILL è un progetto incentrato sull’introduzione ed il consolidamento di nuove tecniche d’apprendimento e di formazione per rispondere alla necessità di competenze specifiche (ad esempio, imprenditoriali e digitali) per cooperare dal punto di vista umano, scientifico, tecnologico e sociale alla transizione verde – e, a prima vista, non sembrerebbe rivolto principalmente alle donne. Ma ben presto, nel corso delle fasi preparatorie alla creazione di un Master Europeo legato al progetto, Ilaria si è trovata nella posizione di dover spiegare ad alcuni paesi partner, come la Finlandia e l’Olanda, il motivo per cui agevolare (finanziariamente e burocraticamente) l’iscrizione di studentesse non fosse un tentativo di guardare al mondo femminile come ad un parco naturale popolato da panda in via d’estinzione, bensì una misura necessaria in tanti paesi dell’UE, tra cui l’Italia, in cui le percentuali di partecipazione femminile negli ambiti STEM sono decisamente basse.

Grazie ad Ilaria, SKILLBILL si è arricchito di una sezione dedicata alla lotta contro le discriminazioni di genere nelle carriere STEM all’interno del Green Portal, ovvero la piattaforma del progetto che permette una panoramica completa sulle energie rinnovabili ai neofiti della materia[8].

È interessante notare come Ilaria abbia scelto di parlare di skills, competenze, e non di talenti: perché i talenti sono innati e vanno senz’altro coltivati, ma le competenze possono essere trasversali, ed essere apprese, se insegnate nel modo giusto, da uno spettro molto più ampio di persone. La competenza, che presuppone l’apprendimento, è un incommensurabile strumento di uguaglianza.

Progetti ed iniziative come SKILLBILL, ad ogni modo, secondo Ilaria, non possono colmare il divario di genere senza il supporto di misure educative volte a coinvolgere tutti i membri della nostra società sin dalla tenera età. L’uguaglianza sociale e civile dev’essere un fondamento della nostra educazione, e la scuola deve aiutare tutti, a prescindere dal genere, ad incanalare ed indirizzare le proprie passioni, perché il mondo ha un bisogno sempre crescente di scienziate pazze.

[1] https://www.azzeroco2.it/en/progetti_di_ricerca/rinasce/

[2] https://www.azzeroco2.it/en/progetti_di_ricerca/remo/

[3] https://www.azzeroco2.it/progetti-di-economia-circolare-dai-mozziconi-di-sigarette-si-producono-occhiali/

[4] https://www.azzeroco2.it/en/progetti_di_ricerca/recepit/

[5] https://www.azzeroco2.it/riciclo-mozziconi-di-sigaretta-e-cellulosa-per-pannelli-isolanti/

[6] https://www.azzeroco2.it/greenteam/assorbenti-e-tecnologie-abilitanti-il-brevetto-dal-progetto-recepit/

[7] https://skillbill-project.eu/

[8] https://www.skillbill-greenportal.eu/green-woman/

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