di Flaminia Rocca

Il mondo occidentale (qualunque cosa voglia dire quest’espressione) vanta una triste tradizione, esistita e persistita per secoli, nel guardare al continente africano con il paternalismo mascherato da solidarietà di quel fardello dell’uomo bianco di cui parlava Rudyard Kipling, il celebre autore de “Il libro della giungla”. Ma Katherine Lucey non è un uomo, e, quando ha deciso di fondare un’impresa sociale come Solar Sister per combattere la povertà energetica grazie all’empowerment delle imprenditrici africane, ha dimostrato ancora una volta quanto dirompente e rivoluzionario sappia essere il pensiero femminile.

Per 20 anni, Katherine, statunitense, lavora a Wall Street, sviluppando soluzioni finanziarie su misura per il settore energetico, potendo vantare una formazione sia nella Business Administration che nel giornalismo. Quello che le manca, però, è la sensazione di avere un vero impatto sulla società: tendere una mano simbolicamente, con piccoli gesti di beneficenza, non basta, e così Katherine parte per l’Uganda con l’associazione Solar Light for Africa.

Lì, Katherine ha la possibilità di osservare con i propri occhi le condizioni di povertà energetica in cui vivono le comunità locali, ma ha anche modo di constatare in prima persona quanto duramente lavorino le donne africane, senza però quasi mai vedersi riconosciuto il proprio impegno e venendo troppo spesso relegate in ruoli non specializzati e scarsamente retribuiti. L’idea di Solar Sister illumina Katherine quando, per caso, scopre l’avventurosa ascesa verso l’autonomia energetica e l’imprenditoria di Mpigi, agricoltrice che in poco tempo, grazie ad una semplice lampada ad energia solare, è riuscita a costruire non solo una fattoria, ma anche una scuola, dove insegna ai bambini a leggere e scrivere, nonché i rudimenti della coltivazione. Mpigi, infatti, ha scelto di rinunciare all’illuminazione elettrica in casa per posizionare la sola lampada ad energia solare che la sua famiglia possedeva nel pollaio, perché sapeva per esperienza che le galline depongono più uova quando meglio nutrite, e mangiano di più quando riescono a vedere ciò che stanno mangiando.

Mpigi aveva scelto di scommettere sulle proprie galline, ed il suo coraggio e la sua arguzia imprenditoriale ispirano Katherine, che, nel 2010, decide di porre le basi per una rete di scambio e condivisione, tra le donne africane, di buone pratiche e tecnologie solari, adatte non solo per l’illuminazione, ma anche per cucinare con fonti energetiche pulite. Infatti, ancora oggi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta che tra i 4 ed i 5 milioni di persone muoiono ogni anno per inquinamento interno, dovuto all’impiego, ad esempio, di carburanti tossici come il cherosene (in Africa, ciò avviene per circa 700 milioni di persone, soprattutto nelle regioni sub-sahariane) – ed il tasso di donne e bambini in questi numeri è spropositatamente alto. Basti pensare che sono circa 2,6 i milioni di morti causati dalla sola prolungata esposizione ai fumi dei fuochi liberi come i falò, che in Africa vengono quotidianamente impiegati per cucinare e riscaldarsi. Per combattere tutto questo, nonché per dare una spinta significativa alla lotta contro la disuguaglianza di genere, nasce Solar Sister.

Il lavoro di Katherine con Solar Sister viene ufficialmente riconosciuto e lodato, ricevendo, tra gli altri premi (ed encomi come imprenditrice dell’anno), la Clinton Global Initiative ed il titolo di “Campione del Cambiamento” dell’International Center for Research on Women (ICRW). Ma, ad oggi, Katherine non è sola: il merito per lo straordinario operato di Solar Sister va anche alle numerose donne presenti nel Consiglio d’Amministrazione, ovvero Betsy Henderson, Elizabeth Kaiga, Joanita Nemayian Gakami, Liberata Mulamula, Linda Rich Wanerman, Lindsey Greer, Noa Gimelli, Pam Darwin, Perry Hewitt e Selam Gebru.

E non finisce qui, perché tutte le leadership gestionali nei paesi coinvolti, ovvero Kenya, Uganda, Nigeria e Tanzania, sono in mano alle donne. Troviamo, ad esempio, Agness Porokwa e Ansila Makupa Evans, rispettivamente Program Manager e Business Development Manager per la Tanzania, o Chioma Ome, Country Director della Nigeria. Con loro, molte altre, tutte coraggiose, impegnate, brillanti. Le donne hanno in mano le redini, all’interno di Solar Sister, non per una qualche presa di posizione di mero principio, ma perché sanno effettivamente come parlare alle altre donne, soprattutto quelle delle zone più rurali che mai, diversamente, saprebbero affidarsi a chi dice di volerle aiutare ad esprimere il proprio potenziale, aiutando al contempo tutta la comunità, diventando imprenditrici. Solar Sister segue il percorso delle aspiranti o emergenti imprenditrici locali passo dopo passo, fornendo attività di coaching, training e mentoring, nonché specifici kit strumentali per avviare la propria attività o migliorarne le prestazioni.

Dieci donne imprenditrici nel 2010 sono oggi diventate più di 2.500, raggiungendo, con il proprio operato, più di 700.000 beneficiari, soprattutto nelle comunità rurali. Tra gli esempi di ciò che Solar Sister ha abilmente saputo raggiungere, troviamo una delle prime imprenditrici della rete, Hilaria Aloyce Morris, artista, artigiana ed imprenditrice, pioniera dell’impiego dell’energia pulita nella Tanzania del Nord.

Oltre alle singole ed affascinanti storie umane delle varie imprenditrici, non mancano i dati a dimostrare l’impatto dirompente di Solar Sister. Nel 2017, il Miller Center for Social Entrepreneurship dell’Università di Santa Clara ha condotto uno studio per comprendere e constatare l’impatto sociale e materiale del modello di imprenditoria femminile, collettiva e collaborativa portato orgogliosamente avanti da Solar Sister. Il rapporto, intitolato simbolicamente “Turning on the Lights: Transcending Energy Poverty Through the Power of Women Entrepreneurs”, ha valutato l’impatto di piccoli strumenti quali le lampade solari non solo sull’economia, ma anche sull’istruzione, la salute, la produttività, l’emancipazione sociale delle donne africane. Da una piccola luce, un grande cambiamento.

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