di Flaminia Rocca

Una scala a pioli. Così tanti gradini su cui arrampicarsi, spesso instabili, col rischio di cadere e la tentazione vertiginosa di voler fare un passo indietro, riavvicinarsi al suolo. Il percorso verso la cittadinanza energetica assomiglia un po’ a tutto questo:  ogni gradino immaginario descrive quanto attivo sappia e voglia essere un cittadino nel conquistare il ruolo che di diritto gli spetterebbe all’interno della transizione energetica. Da inconsapevole a consapevole, da meramente coinvolto a giocatore attivo, in prima linea. Una mano tesa in questa scalata è il progetto GRETA – Green Energy Transition Actions[1].

Per concludere in bellezza il ciclo di storie della rassegna, W4SHE ha scelto di raccontare la storia di GRETA e delle sue fautrici. GRETA è un progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del precedente Programma per la Ricerca e l’Innovazione, Horizon 2020: iniziato nel maggio del 2021, con destinazione finale nell’autunno 2023, il progetto mira ad agevolare la transizione energetica attraverso la partecipazione attiva dei cittadini, aiutandoli a reclamare il diritto fondamentale all’energia, nonché ad una transizione giusta: perché energia significa calore, nutrimento, sopravvivenza. La cittadinanza energetica nasce proprio dall’idea che ognuno di noi possa imparare ad utilizzare l’energia in modo sostenibile, senza affidare il futuro (proprio e del Pianeta) alle decisioni dall’alto dei grandi attori del settore.

Come tutti i progetti europei, anche GRETA vanta un consorzio con partecipanti provenienti da vari paesi dell’Unione Europea, ma a meritare i riflettori puntati è il Dipartimento di Architettura dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, l’università più antica del cosiddetto mondo occidentale, da sempre attenta a solcare la strada dell’innovazione e del progresso. Anche in materia di parità di genere ed empowerment femminile, ed è proprio qui che GRETA diventa un caso studio: il team dell’Università di Bologna che si dedica al progetto è, infatti, guidato, in qualità di responsabile scientifico per il dipartimento, dalla Professoressa Danila Longo, supportata e sostenuta da moltissime giovani colleghe, tra cui le dottoresse Saveria Olga Murielle Boulanger e Martina Massari, che ci hanno raccontato il progetto.

Ma, prima di tornare a GRETA, concediamoci una panoramica sulle carriere di queste tre donne eccezionali, grazie al cui prezioso contributo la città di Bologna spera di vivere e prosperare in prospettiva di un futuro più sostenibile. Danila Longo è Professore Ordinario di Tecnologia per l’Architettura presso l’Università di Bologna, ma è anche attivamente coinvolta nel Green Building Council per l’edilizia sostenibile in Italia e nell’EERA (European Energy Research Alliance) Joint Programme dedicato alle Smart Cities, con particolare interesse nell’integrazione tecnologica e nelle potenzialità dei big-data per modelli predittivi.

Referente per UNIBO nell’ECTP (EU Construction Technology Platform) e nel Comitato E2B (Energy Efficient Building), nonché membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto di Studi Avanzati e del Gruppo Tematico UNIBO (GTA) per l’energia, Danila è esperta in processi di co-design e co-costruzione per la transizione verde delle città e, oltre a GRETA, è coinvolta anche nel progetto H2020 4CH – Competence Center on the Conservation of Cultural Heritage, dedicato alla conservazione, valorizzazione e comunicazione dei Beni Culturali.

A seguire, Saveria Boulanger, Professore a contratto in Progettazione Ambientale, dedica la sua ricerca ai percorsi di transizione climatica verso la decarbonizzazione a diversi livelli, a partire proprio dal coinvolgimento dei cittadini (portando avanti una serie di attività educative per aumentare la consapevolezza e le capacità), dalla comunicazione sui social media (ma in generale, la divulgazione al grande pubblico) e dal co-design di percorsi di transizione, fino ad arrivare all’osservazione comportamentale degli attori del cambiamento climatico, alla valutazione d’impatto, alle tecnologie coinvolte nella ristrutturazione e nell’adeguamento edilizio.

Infine, Martina Massari, Ricercatrice nel settore Tecnologie per l’Architettura e Professoressa a contratto di Tecnica Urbanistica, svolge attività di ricerca personale e in gruppo multidisciplinare sui temi della Smart City, della Rigenerazione Urbana, della sostenibilità energetica di edifici e quartieri, della mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, integrazione sensoristica nel tessuto urbano  e nel patrimonio culturale esistenti. Fa parte del gruppo di ricerca UNIBO del progetto UNA Europa – CULTURAL HERITAGE AT THE EDGE (CUTE) Stakes and opportunities of cultural heritage revitalization in European urban fringes.

Le competenze e la curiosità di queste tre donne, tra le altre, hanno portato avanti, all’interno di GRETA, uno studio dedicato al lato sociale della transizione energetica, perché l’energia è proprio questo – una necessità sociale, considerando anche che la giustizia energetica (ovvero le pari opportunità di accesso ed uso dell’energia) non è sempre garantita dai sistemi energetici tradizionali a base fossile.

La lente di lettura dell’energia come fenomeno sociale è proprio la cittadinanza energetica, ed il tarlo che ha spinto la ricerca di Danila, Saveria e Martina, assieme ai loro colleghi, è stato la necessità di comprendere quali conoscenze, strutture sociali, tecnologie e risorse finanziarie occorrano per supportare ogni individuo nell’arrampicata sulla scala a pioli della partecipazione attiva alla transizione energetica. Far parte della cittadinanza energetica, popolata dai gruppi antropologici e sociali più vari e disparati, va dalla decisione di optare nelle proprie case per fonti di energia rinnovabile, o utilizzare un veicolo elettrico, alla scelta di entrare a far parte di una comunità energetica (o esserne i promotor in prima linea!), senza dimenticare coloro che scelgono di farsi portavoce della causa della sostenibilità al livello locale, nazionale e globale.

Quando si parla di transizione giusta, di giustizia energetica, ma anche solo, banalmente, di uguaglianza tra gli esseri umani, non si può prescindere dall’affrontare il doloroso tema della povertà energetica. Il progetto GRETA ha deciso di gettare luce sulla questione con una prospettiva trasversale, includendo anche la dimensione di genere ed evidenziando innanzitutto la correlazione, troppo spesso ignorata, tra il fenomeno e la salute fisica e mentale di chi ne è affetto: più di 30 milioni di persone nel mondo, infatti, soffrono di malattie legate alla mancanza di accesso ai servizi energetici, ed una fetta consistente è composta dalle fasce della popolazione “agli estremi”, ovvero i più giovani ed i più anziani.

La povertà energetica ha un impatto ed un’incidenza maggiori nelle categorie più vulnerabili e socialmente emarginate, nonché nei paesi a reddito inferiore, che nell’UE si distribuiscono soprattutto nell’area Mediterranea e nell’Europa orientale. La prospettiva di genere diventa una chiave di lettura fondamentale quando si comprende che le donne sono statisticamente più colpite a causa della convergenza di aspetti economici e socioculturali, come il minor coinvolgimento nel mercato del lavoro ed il divario salariale rispetto agli uomini (Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, 2016 – 2017). Inoltre, non va dimenticato che l’80% delle famiglie monogenitoriali (quindi con una sola fonte di reddito) sono formate da donne sole con i loro bambini, ed in generale le probabilità di morire per condizioni di riscaldamento non appropriate è maggiore per le donne, per via di condizioni fisiologiche.

Per portare avanti la battaglia della giustizia energetica, GRETA ha scelto di concentrarsi sulle istanze dal basso,  sul ruolo che le comunità locali, ma anche tutte le forme di aggregazione sociale e di autorganizzazione, giocano nel processo di riorganizzazione del rapporto tra cittadini e infrastrutture energetiche. L’obiettivo del progetto è quello di studiare possibili soluzioni per le barriere che ostacolano il progresso della cittadinanza energetica, fornendo raccomandazioni, strategie comportamentali, approcci e modelli per facilitare l’empowerment energetico civico.

Per farlo, in questi anni, il progetto ha lavorato con comunità energetiche in Italia, Germania, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna, avviando, tra le altre cose, una consultazione empirica dei cittadini europei che è stata la prima del suo genere: attraverso un sondaggio inviato a clienti, fornitori, intermediari, rivenditori e responsabili delle politiche di energia sono stati raccolti dati in 25 paesi sull’emergere della cittadinanza energetica.

In Italia, il caso studio d’interesse è stato il Distretto Energetico Rinnovabile di Bologna, che coinvolge le aree di Pilastro, Roveri e CAAB-Fico. Gli studi nel distretto hanno dimostrato come l’area sia penalizzata dal fatto che, in passato, è stata spesso soggetta ad interventi dall’alto, lontani dai cittadini, che, una volta terminati, hanno lasciato la popolazione priva di qualsivoglia beneficio o valore aggiunto. Inoltre, sono presenti moltissimi edifici dotati di sistemi energetici obsoleti e ad alto fabbisogno, nonché magazzini e zone verdi non sfruttati, che potrebbero essere riconvertiti a beneficio della comunità.

Il progetto GRETA sta creando una roadmap per la decarbonizzazione volta a migliorare la cittadinanza energetica, con l’intento di supportare i responsabili politici (sia al livello nazionale che UE) nel portare avanti iniziative tali da incoraggiare la partecipazione attiva dei cittadini alla transizione energetica. Tutti i materiali e dati di ricerca  del progetto sono disponibili nel GRETA Open Portfolio for Civic Energy Empowerment, il cui accesso è aperto a tutti.

Ad affiancare il team dell’Università di Bologna, ed in generale il consorzio di GRETA, ci sono numerose altre figure femminili, ispirate ed attive in qualità di membri del Comitato Consultivo di esperti esterni al progetto: a cominciare dal Presidente, Miranda Schreurs dell’Università tecnica di Monaco, per poi arrivare ad Anna Lisa Boni, Assessora del Comune di Bologna ai fondi europei, al PNRR, alla transizione ecologica ed alle relazioni internazionali, passando per Ana Rita Antunes della cooperativa per le energie rinnovabili “Coopérnico”, in Portogallo, Maria Rehbinder della Certified Information Privacy Professional in Finlandia, e Marianne Ryghaug dell’Università norvegese di scienza e tecnologia.

La convergenza di energie innovatrici (anche e soprattutto femminili!) sta portando il team italiano di GRETA a coinvolgere la popolazione di Bologna nel raggiungimento di un risultato dirompente, ad alto impatto simbolico (oltre che pratico): un vero e proprio Manifesto per la cittadinanza energetica a Pilastro-Roveri, il cui processo di costruzione coincide temporalmente con il percorso di sviluppo del Contratto Città Clima di Bologna. La visione alla base del Manifesto è la volontà di creare uno strumento operativo a supporto della nascita e della crescita di forme di cittadinanza energetica a base comunitaria, creando sinergie ed opportunità tra una vasta pluralità di attori ed istituzioni comunitarie attive sul tema (vecchie e nuove che siano). Il Manifesto, infatti, vuole essere un quadro aperto di orientamento e di indirizzo (circa gli strumenti tecnici e finanziari), che intende favorire e perseguire un percorso di crescita e consolidamento della cittadinanza energetica attiva, in linea con i Percorsi Comunitari di Transizione sviluppati nell’ambito del progetto GRETA.


[1] https://projectgreta.eu/

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