Quando si discute di stereotipi di genere e della scarsa partecipazione femminile alle discipline scientifiche è inevitabile che, prima o poi, la scuola o la famiglia figurino tra alcune delle variabili più accreditate e influenti.

Secondo la prospettiva sociologica contemporanea, questi due poli di influenza, definiti agenti di socializzazione, avrebbero la funzione di perpetuare le discriminazioni sistemiche basate sul genere e di legittimarle agli occhi dell’intera società.

Le relazioni di potere che determinano la supremazia maschile nella cultura di stampo patriarcale vengono ricreate e preservate tramite le Istituzioni, le norme e le egemonie, che permettono a determinate dinamiche di insinuarsi nelle interazioni quotidiane, come quelle a cui è possibile assistere sui luoghi di lavoro.

Lo stesso sistema scolastico, secondo una ricerca condotta da Abbatecola e Stasi presso alcune scuole della città di Genova, ricalcherebbe fedelmente le relazioni socio-spaziali del mondo esterno, promuovendo performance di mascolinità e femminilità che passano perlopiù inosservate poiché basate su codici culturali ampiamente condivisi.

Nello specifico, le ricercatrici osservano come negli spazi delle aule preposti ad attività ludiche sia presente una forte componente di genderizzazione, che si manifesta nella fruizione di oggetti e giocattoli potenzialmente neutri. Nello stesso studio è emblematico il caso di una bambina che, all’utilizzo di una gomma raffigurante una barbie da parte di un proprio compagno di classe, richiama l’attenzione di una delle insegnanti al suono di Maestra, ma quella è una gomma da femmine!, la quale provvede prontamente a indirizzare il bambino verso oggetti più confacenti alla propria “indole”.

Questo implicito patto intergenerazionale tra maestrə (il cui ruolo è sempre più spesso quello di tutori e tutrici dello status quo) e bambinə , finalizzato a rafforzare i confini tra maschile e femminile nei luoghi deputati all’educazione e alla socializzazione, coinvolgerebbe anche le figure genitoriali. La famiglia esercita un forte ascendente sulle decisioni delle ragazze relative al percorso formativo e professionale da intraprendere. 

In che modo ciò avviene?
I genitori sarebbero, infatti, inclini a credere che la scienza rappresenti una materia ostica per le proprie figlie e a instradarle verso percorsi umanistici.

Sebbene le ricerche in merito tendano a confutare la presunta propensione innata delle donne verso le discipline letterarie (Lo scorso anno l’Institute of Labor Economics ha evidenziato come  i punteggi ottenuti dalle ragazze dai test di scienza e matematica fossero equiparabili – o, in alcuni casi, addirittura superiori – a quelli dei ragazzi), questa dicotomia persiste e continua a condizionare pesantemente le scelte delle ragazze in età scolastica.

Secondo il medesimo studio dell’Institute of Labor Economics un altro fattore che inciderebbe sulla partecipazione femminile nella scienza è il cosiddetto STEM Advantage.

Che cos’è lo STEM Advantage?
Il termine (particolarmente diffuso nei Paesi anglosassoni) viene usato per riferirsi a studentə  con punteggi elevati nelle materie scientifiche. Questo concetto, profondamento connesso al modo in cui oggigiorno viene intesa la meritocrazia, ha delle chiare connotazioni sul piano del genere: sono perlopiù i ragazzi a godere un Advantage elevato, grazie al privilegio di cui godono e che viene attentamente salvaguardato dagli agenti di socializzazione; di converso, le ragazze sono costrette a vivere nell’ombra della controparte maschile, schiacciate da una competizione dall’esito immutabile.

Questa prerogativa, presa estremamente sul serio da parte deə  insegnantə , sancisce il progressivo allontanamento delle aspiranti scienziate dai percorsi di natura STEM. Le valutazioni negative, i giudizi svilenti e il mancato riconoscimento dei punti di forza sono alcuni tra gli innumerevoli automatismi che contribuiscono in eguale maniera ad alimentare una condizione di segregazione sempre più marcata in campo scolastico.

Inoltre, è stato osservato come la classe di appartenenza e il grado di istruzione dei propri genitori siano direttamente collegati alle probabilità per una ragazza di avvicinarsi alla scienza. Secondo Aschbacher e Roth le studentesse con uno STEM Advantage superiore provengono tendenzialmente da nuclei familiari che godono di vaste risorse economiche e di un capitale socio-scientifico di notevole portata. Difatti, questi privilegi di natura economica, sociale e culturale porterebbero a una maggiore valorizzazione del sapere scientifico che assume, nella bolla familiare, una posizione di preminenza sul piano educativo.

È REALISTICO CREDERE DI POTER LIMITARE L’INCIDENZA DEGLI AGENTI DI SOCIALIZZAZIONE?
I numerosi risvolti del fenomeno rendono pressoché impossibile individuare una soluzione che risulti valida a tutti gli effetti.
La scuola, tuttavia, rappresenta, ancor prima della famiglia, il baluardo della formazione degli individui e gioca un ruolo imprescindibile nella promozione di un’educazione non viziata da discriminazioni di genere, economiche o di qualsiasi altro tipo. Percorsi di apprendimento alternativi (con modalità di accesso che consentano a tutt* di prendervene parte indiscriminatamente) come corsi di formazione digitale, campi estivi, workshop e programmi affini contribuiscono largamente a ridurre i diversi gap presenti tra gli studenti.
Questi ultimi sono considerati ampiamente efficaci poiché permettono alle abilità dei ragazzi e delle ragazze di emergere in età precoce e, contrariamente a quanto spesso accade nei ranghi dei percorsi educativi canonici, si fondano su una logica votata all’inclusività.

Bibliografia/Sitografia

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