Il ruolo del genere nelle percezioni dei gruppi di pari delle dichiarazioni dei media degli scienziati del clima

A differenza delle preoccupazioni ambientali più note e salienti come l’inquinamento da plastica, che è direttamente visibile e garantisce un’efficacia immediata quando viene intrapresa un’azione, il cambiamento climatico è percepito come invisibile” e lontano, perché pur essendo in atto, è misurato su scale temporali e spaziali per noi troppo ampie. 

Scienziati e scienziate del clima sono regolarmente chiamat* a rendere “visibile” il cambiamento climatico attraverso i media, fornendo spiegazioni dettagliate sui risultati della scienza del clima e discutendo i collegamenti tra particolari eventi meteorologici e il cambiamento climatico antropogenico. E, inevitabilmente, facendo appello a tutta la società per apportare cambiamenti che spesso ci appaiono difficili o scomodi da mettere in pratica.

Si suppone spesso che l’advocacy nei media danneggi la credibilità, basandosi sulla premessa che chi fa scienza  dovrebbe essere obiettiv*, mentre l’advocacy viene collegata spesso a giudizi soggettivi. 

Cosa c’entra il genere in tutto questo? Ha a che fare con l’attendibilità (percepita) di chi ci parla.

Gli studi hanno dimostrato che gli stereotipi di genere possono essere contrastati aumentando la visibilità delle scienziate, facilitando la normalizzazione delle donne nella scienza. 

Un maggiore coinvolgimento di mediatrici scientifiche femminili può aiutare a migliorare il coinvolgimento femminile stesso: la diversità nella comunicazione ambientale in questo può infatti migliorare il coinvolgimento pubblico ed è particolarmente importante all’interno del cambiamento climatico, dove le donne tendono a sottovalutare la loro comprensione del fenomeno rispetto agli uomini. Una maggiore diversità di voci può quindi limitare il dominio maschile della questione da parte di determinati gruppi, con un’influenza sulle domande poste e l’interpretazione dei risultati, portando all’omogeneità delle idee e dell’interpretazione scientifica. Le donne, inoltre, hanno anche maggiori probabilità di essere colpite negativamente dai cambiamenti climatici rispetto agli uomini in molti paesi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite stessi riconoscono l’uguaglianza di genere come un metodo essenziale per combattere il cambiamento climatico. Avere quindi modelli di ruolo che coinvolgano le donne in tutto il mondo riconoscendole come responsabili delle decisioni, esperte e come parti interessate, migliorerebbe la costruzione di soluzioni di successo, con opportunità di impatto su larga scala.

Quali possono essere dei potenziali ostacoli a una maggiore visibilità delle donne nella scienza e nella politica del clima?

Uno studio del King’s College di Londra pubblicato su Public Understanding of Science ha indagato la percezione di 2 scienziati e 2 scienziate da parte di loro pari, ovvero persone impegnate nella ricerca sullo stesso argomento.

Questo studio esplora il ruolo del genere nell’informare le percezioni del gruppo di pari (cioè, altr* scienziat* ambientali) su coloro che sostengono politiche particolari nelle loro apparizioni sui media. Lo studio in particolare cerca di capire se la comunità scientifica di questo ambito valuta le dichiarazioni dei media di altr* scienziat* in modo diverso in base al loro genere ed esplora anche se il genere di questi ultimi influisce sulle loro percezioni di altri scienziati e scienziate che rilasciano dichiarazioni nei media.

Non è una valutazione superflua.

Per le scienziate, infatti, il rischio di essere considerate drammatiche o emotive è particolarmente grande. Gli uomini sono più spesso stereotipati con tratti legati all’autoaffermazione e all’indipendenza, che sono, a loro volta, più facilmente associati alle norme della scienza e al successo accademico. Le caratteristiche femminili stereotipate tendono invece ad essere associate a tratti comuni, caratterizzati come sensibili o emotivi. Queste disparità sono state associate a pregiudizi derivati da processi inconsci o impliciti, che influenzano stereotipi di genere, schemi e norme socio-culturali pervasive.

L’indagine comprendeva tre sezioni:

  • informazioni demografiche
  • dichiarazione fatta sui media
  • informazioni sui ruoli dello scienziato/scienziata di riferimento

In particolare, ai partecipanti è stata presentata un’intervista inventata associata a una vera conferenza, il Summit 2016 sull’azione per il clima. L’intervista è stata attribuita a un* dei quattro scienziat* fittiz* selezionat* a caso, due maschi e due femmine.

A tutti i partecipanti è stato presentato lo stesso testo, progettato per riflettere una tipica dichiarazione mediatica contenente un misto di informazioni scientifiche e advocacy. I partecipanti non sapevano che stavano vedendo solo un* scienziat* e che la situazione era stata inventata.

Cosa è emerso dallo studio?

I risultati di questo studio, se analizzati nel complesso, non presentano prove che gli scienziati ambientali come comunità percepiscano sistematicamente le dichiarazioni dei loro pari in modo diverso in base al genere. Sebbene ci siano molte ragioni per cui uno scienziato potrebbe scegliere di rendersi più visibile o meno, questo studio suggerisce che il timore del giudizio di genere da parte del suo gruppo di pari nel suo insieme non dovrebbe impedire alle scienziate di impegnarsi in attività mediatiche, inclusa la difesa delle politiche. Incoraggiare le scienziate ad assumere questi ruoli visibili, senza timore di ripercussioni di genere, potrebbe quindi aiutare a favorire le condizioni per il cambiamento che potrebbero influenzare altri fattori dell’uguaglianza di genere

Osservando i risultati e differenziando i partecipanti per genere, emergono però alcune prove del fatto che le scienziate  valutano colleghe e colleghi in modo diverso rispetto alle loro controparti maschili. In particolare, le partecipanti donne hanno valutato le due scienziate come più propense all’autocontrollo rispetto ai partecipanti maschi.

I partecipanti uomini, invece, hanno valutato le scienziate come significativamente più prevenute e drammatiche, entrambe caratteristiche viste stereotipicamente come contrarie alle norme di oggettività della scienza.

Ciò potrebbe quindi suggerire un pregiudizio di fondo legato alla percezione stereotipata delle donne, tale per cui gli scienziati di sesso maschile percepiscono le loro pari prive di attributi “scientifici” sufficienti per superare i problemi inerenti alla copertura della scienza da parte dei media sul tema del cambiamento climatico.

Notare che sebbene questo studio mirasse a limitare il bias di del “politically correct” celando il vero scopo dello studio fino a quando i partecipanti non lo avessero completato, un partecipante ha risposto all’invito iniziale dicendo che aveva indovinato la vera natura dello studio ma aveva cercato di rispondere come onestamente possibile. Se più partecipanti avessero indovinato lo scopo dello studio e avessero risposto in quello che percepivano come un modo socialmente accettabile, questo avrebbe potuto contaminare la relazione tra le variabili.

Cosa si può indagare oltre a ciò?

Ulteriori studi potrebbero esaminare i punti di forza delle relazioni e le reti tra e all’interno dei generi e le opinioni sull’advocacy. Infine, questo studio ha utilizzato solo quattro scienziati, ognuno dei quali ha fornito la stessa affermazione fittizia. Sarebbe utile una più ampia gamma di scienziati e un confronto tra diverse forme di “advocacy” attraverso diverse formulazioni delle dichiarazioni e diversi rapporti tra contenuto “scientifico” e “advocacy”.

Vuoi saperne di più? Leggi l’articolo completo!

Fonte:  The role of gender in peer-group perceptions of climate scientists’ media statements.  King’s College London, UK Public Understanding of Science Published July 2, 2021

Rispondi