Aprite Instragram e digitate il suo nick: emilia.science. Trovata? Ora, esattamente come me, avrete l’imbarazzo della scelta nel decidere quale dei numerosissimi esperimenti vorreste fare anche voi!

E fra pipette, beute, provette e fiamme colorate compare anche il suo bellissimo e contagioso sorriso, una combinazione che ad oggi le ha portato successo e sì, anche un notevole numero di followers.

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Biologa napoletana da diversi anni trapiantata a Cambridge, Emilia ha iniziato la sua carriera dedicandosi all’attività di analisi e diagnostica di laboratorio in campo microbiologico, quella che definisce come sua passione da sempre. “Non riuscirei a vedermi in un altro tipo di ruolo, mi piace proprio tutto del laboratorio!”, dice mentre mi racconta la sua storia in diretta Skype in un tardo pomeriggio dai toni piovosi.

Dopo una breve pausa dai ferri del mestiere degli ospedali in cui ha lavorato sia in Italia che in UK, pausa che l’ha vista dedicare tempo e cura alle sue bimbe, si è avvicinata al mondo della scuola, un territorio per lei nuovo e inesplorato al quale ha avuto modo di abituarsi gradualmente e che le ha permesso di portare a galla e coltivare un’altra grande passione: quella per la divulgazione della scienza.

Ora, da lab technician, cura il laboratorio e le attività didattiche per ragazzi delle scuole superiori e ha iniziato da anni a svolgere workshop e piccoli show per bambini anche grazie ad un corso per technician as demonstrator.Una delle task che ci erano state richieste era di pubblicare foto e di documentare la nostra attività di dimostrazione, così ho aperto un canale Instagram apposito per questo scopo”. Sono infatti sempre di più i corsi e gli aggiornamenti per gli addetti lavori in campo scientifico che mettono alla prova la capacità di accorciare le distanze con il pubblico e di rendere la scienza fruibile a tutti, con un invito agli scienziati stessi a condividere il più possibile ciò che fanno. “Lo considero anche un modo per mettermi alla prova e per stimolare me stessa a fare sempre meglio, una sorta di appuntamento virtuale che mi permette di avere obiettivi chiari e divertenti, soprattutto nei momenti in cui lo smarrimento e le classiche domande esistenziali della vita possono metterti in crisi”.

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E se la passione per l’insegnamento ai ragazzi adolescenti è stimolante, lavorare con i bambini delle scuole primarie lo è ancora di più. La possibilità di raggiungere anche quelle fasce di età dove il lato sperimentale della scienza non è ancora così coltivato, sia per la delicatezza con cui va trattato, sia per la necessità di competenze che spesso manca nei docenti di quel tipo di scuola, ha dato una spinta ad Emilia a intraprendere il percorso per diventare STEM Ambassador, un ruolo che oggi la vede impegnata nella promozione delle scienze mettendo a disposizione le proprie conoscenze ed esperienze lavorative volto a incoraggiare i ragazzi a conoscere meglio i vari ambiti della scienza e promuovere la carriera in ambito scientifico.

Ci sono mille modi per essere scienziati e scienziate: non è necessario essere geniali, anche un piccolo contributo può fare la differenza, ma ognuno di essi va incoraggiato e valorizzato”, dice Emilia.

Un impegno che le ha permesso di documentarsi e studiare nuove pratiche per promuovere la scienza, ma anche una splendida occasione per veicolare valori importanti come quello della presenza delle donne nella scienza. “Mi sono trovata a discutere con persone che, stupite di fronte alla mia osservazione sulla mancanza di parità di genere nella scienza, ribattono che la maggior parte delle insegnanti di scienze oggi è donna. Appunto, dico io: molte fanno le insegnanti e non accedono invece a carriere che ancora oggi vedono una maggioranza maschile”. Lei stessa, dice, ha rinunciato alla carriera per dedicarsi alle figlie e ha trovato difficoltà a ritrovarsi nel proprio percorso, una volta ripreso dopo la gravidanza.

Anche oltremanica, quindi, sembra che gli stereotipi non lascino scampo, a differenza di quanto in Italia pensiamo quando ragioniamo sulla situazione all’estero. “In alcune discipline, come la fisica, c’è ancora lo stereotipo, seppur minore rispetto a decenni fa, che si tratti di materie per ragazzi”. Ma non solo. “Se sei donna e fai fisica, poi, devi essere nel nostro immaginario anche poco attraente: lo abbiamo visto in alcune serie tv che, pur facendo il verso e calcando la mano, hanno messo in luce uno stereotipo che effettivamente esiste ed è ancora molto forte”. Proprio per questo motivo ha preso spesso parte a campagne in cui si voleva dimostrare l’esatto opposto, ovvero che lo scienziato e la scienziata non hanno un cliché e un’apparenza da seguire nella cura del proprio aspetto. “Una donna che cura la propria immagine e il proprio corpo, che si dedica a diverse cose oltre alla scienza può essere una scienziata di successo”. Esattamente il concetto che anche She is a scientist sta cercando di veicolare ormai da anni, per svincolare competenze e abilità scientifiche dall’immagine e dall’apparenza.

Una buona madre” aggiunge “che dedica tempo alla propria famiglia e ai propri figli può essere allo stesso tempo una buona scienziata, cerchiamo di non farci ingabbiare in stereotipi fuorvianti”.

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Stereotipi che, anche secondo Emilia e la sua esperienza con bambini e ragazzi di tutte le età, subentrano da una certa fase della vita in poi. “I bambini piccoli non sono ancora contaminati da ideologie e si riesce a lavorare con loro in maniera spontanea, vedi maschi e femmine impegnati in prima linea con la stessa passione e meraviglia. Loro non pensano, vivono il momento con purezza e piena flessibilità”.

Quindi i problemi vengono dopo?

“Anche se il fenomeno, per fortuna, è sempre meno evidente, ad un’età maggiore è più facile vedere che le ragazzine sono meno lanciate rispetto ai loro colleghi: è come se si mettessero un passo indietro, sono più restie a costruire e a mettersi in gioco, come se pensassero che non si tratti di un lavoro per loro”. Mancanza di modelli? Forse. I nomi famosi che emergono generalmente parlando di scienza sono ancora prevalentemente legati a personaggi maschili e probabilmente ci vorrà ancora un po’ prima che anche le scienziate che hanno fatto la storia entrino stabilmente nel nostro immaginario.

Che consiglio darebbe Emilia a chi vuole avvicinarsi alla scienza?

Ragazzi e ragazze: non lasciate a nessuno la possibilità di dirvi cosa dovete o non dovete fare e non lasciatevi abbattere da chi vi dice che non siete abbastanza geniali per essere scienziati. Ci sono tanti modi di fare scienza e chi lo fa non deve aderire ad uno stereotipo imposto dall’esterno

Nessun bisogno di essere Sheldon Cooper quindi?

Chi si occupa di scienza è una persona perfettamente normale: i media ci propinano immagini poco attinenti alla realtà, non valorizzando la normalità e tutte le sfumature in cui scienziate e scienziati si possono invece riconoscere. Poi diciamolo, il fatto di essere un po’ nerd ci può anche stare, ma non deve mica diventare un obbligo!

 

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Il messaggio è chiaro, ragazzi e ragazze: la scienza è dura, certo, ma non più di altri ambiti e non deve spaventarci, siamo perfettamente in grado di dare, ognuno e a modo suo, il nostro contributo. Che aspettiamo?

 

 

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