Immaginate di alzare la testa, in una bella giornata di sole primaverile, e di scorgere tra le nuvole la silhouette di un antico dirigibile che solca il tratto di cielo proprio sopra di voi. Di cosa si tratta e da dove viene? Ma, soprattutto, dove è diretto?
Ce lo hanno raccontato le dottoresse Roberta Rodelli e Giulia Vinci, che insieme al Prof. Gianluca Casagrande compongono il team di ricerca dell’Università Europea di Roma che ha lavorato al progetto Shadow Of Norge. Una bellissima storia di collaborazione, di messa in gioco e innovazione comunicativa che ci ha emozionate e che vogliamo condividere con voi.
Shadow Of Norge è un progetto internazionale di comunicazione storica che si propone di commemorare la spedizione Amundsen-Ellsworth-Nobile nel suo 95° anniversario (1926-2021). Attraverso la collaborazione di una rete istituzionale norvegese, italiana e russa, infatti, sono state organizzate attività per ricordare un momento fondamentale nella storia delle esplorazioni polari: il primo attraversamento in volo della regione artica nella storia dell’umanità. Si ripubblicano proprio in questo periodo e in “tempo reale” i passi della ricostruzione, ordinata cronologicamente, dal 10 aprile 2021 al 14 maggio 2021, date di inizio e fine della commemorazione.

Per onor di cronaca, il NORGE era, a paragone con altre aeronavi del suo tempo, una macchina considerata medio-piccola, di scarsa potenza e di modesta autonomia che, per poter compiere in sicurezza l’intero viaggio dalle Svalbard all’Alaska, dovette essere ampiamente modificato per recuperare peso, con una revisione di molti elementi strutturali. Per il volo transpolare il NORGE imbarcava 16 persone di equipaggio: 8 norvegesi, 1 statunitense, 6 italiani e 1 svedese.
Ma come si comunica, nel 2021, un viaggio avvenuto ben 95 anni fa?
Roberta Rodelli, una delle ricercatrici del team e realizzatrice della app di realtà aumentata, è laureata in lettere e storia, con un master in comunicazione storica e linguaggi digitali, grazie al quale ha iniziato un tirocinio al GREAL, Geographic Research And Application Laboratory dell’Università Europea di Roma. Ha una passione per la modellazione in 3D, grazie alla quale ha iniziato a realizzare il modello del dirigibile, arrivando alla conclusione che l’applicazione della realtà aumentata potesse rappresentare la modalità più interessante per farlo conoscere e avvicinare le persone a questa storia con maggiore coinvolgimento.
“Da umanista non è immediato imparare a lavorare con queste tecnologie, ma seguendo tutorial e leggendo forum in tutte le lingue siamo riusciti a farcela e le nostre aspettative si sono avverate. Dopo aver piazzato questo dirigibile sopra casa mia, in primis, e sopra altri luoghi a noi vicini, abbiamo capito che il modello e l’animazione stavano funzionando e ci siamo fatti prendere dall’entusiasmo. In breve tempo e con strumenti gratuiti siamo riusciti a ottenere buoni risultati e a programmare l’intero viaggio del dirigibile”, racconta Roberta.
Giulia Vinci, laureata in turismo e valorizzazione del territorio all’Università Europea di Roma e con un Master in organizzazione di eventi e convegni, svolge il ruolo di coordinatrice organizzativa e gestisce i vari settori comunicativi tra tutti i partners coinvolti nel progetto. “Abbiamo stilato un programma di divulgazione, che terminerà il 14 di maggio con la fine del viaggio del dirigibile, ma solo formalmente, perché abbiamo molti altri obiettivi in programma. Da amante della storia antica reputo questo evento affascinante ma anche molto attuale, se pensiamo a tutto ciò che riguarda lo scioglimento dei ghiacci, la sostenibilità e la preoccupazione per quanto concerne il cambiamento climatico”.
Il dirigibile Norge partì per la sua spedizione il 10 aprile del 1926. Oggi, 95 anni dopo, sono in corso i preparativi per rivivere quell’evento e grazie alla app realizzata sarà possibile seguire le varie tappe del viaggio attraverso Italia, Francia, Inghilterra, Norvegia, Russia, Svalbard e Alaska.
Il progetto rappresenta un vero e proprio esperimento comunicativo, dove si usano linguaggi diversi e moderni per raccontare un evento storico. E lo si fa a partire dal sito, che ormai rappresenta una modalità che si potrebbe definire tradizionale, dove viene proposta una ricostruzione del viaggio e dei landmark mediante documenti e testimonianze del tempo, fino agli incontri culturali tenuti mediante webinar e agli aggiornamenti del viaggio come se si trattasse esattamente di quel tempo.
“Se fossimo stati lì 95 anni fa, cosa avremmo visto? Questa è la domanda cui cerchiamo di rispondere con le nostre attività, sia sul sito che sui social. L’applicazione, ad esempio, consente alle persone di fare screenshot del dirigibile e inviarli, per creare una ricostruzione collettiva del viaggio e rendere l’esperienza più partecipata. Vogliamo quindi capire, proprio attraverso questo esperimento, se sono linguaggi utili per raccontare questo tipo di informazioni”, dice Roberta Rodelli.
Una sfida non banale ma decisamente utile, se consideriamo che nel nostro paese la storia ha avuto tipicamente una connotazione legata soprattutto al contesto scolastico e da sempre ripetiamo che servirebbero modalità più coinvolgenti per raccontarla.
“Il tasso di engagement, molto buono, ci rivela che non sono solo i giovani ad essere incuriositi sia dalla modalità che dal dirigibile in sé, ma anche i meno giovani. L’intento, per noi, era quello di rendere attrattivo un evento storico per il target più giovane, ma è risultato sorprendentemente interessante anche per altri”, dice Giulia Vinci.
L’App ShadowOfNorge, infatti, è stata realizzata con lo scopo di raccontare questa storia in modo nuovo e originale, attraverso tecnologie di realtà aumentata (è necessario Google ARCore) e di geolocalizzazione. Attraverso l’app sarà infatti possibile cercare, con la fotocamera del proprio cellulare, il dirigibile NORGE in alcuni dei luoghi simbolo del suo viaggio e visionare foto e documenti d’epoca. Ma sarà anche possibile “scattare foto” al dirigibile nei diversi luoghi attraverso “screenshot” da smartphone o tablet. Le foto potranno poi essere condivise sui social network del progetto e pubblicate fra i materiali del progetto anche nella prospettiva di realizzazione di contest.
“Non è stato facile sviluppare questo progetto”, dice Giulia Vinci. “Ci siamo dovute inventare modalità di test con uno slalom tra zone rosse e arancioni, ma ci siamo divertite molto e prevediamo di portare avanti il progetto anche per i prossimi anni. Essendo noi in un laboratorio di ricerca, ci saranno sicuramente altre occasioni per applicare gli stessi concetti anche in altri contesti”,

Roberta ci racconta poi di uno dei primi test fatti a Vadsø, riuscito al primo tentativo.
“In questo luogo, che si trova a nord-est della Norvegia, ci sono sei mesi di buio e sei mesi di luce e qui si trova ancora il pilone cui il dirigibile si agganciava per fare rifornimento e scaricare i passeggeri. A noi spettava programmare l’animazione in cui il dirigibile avrebbe fatto il giro sopra la città e si sarebbe agganciato al pilone, ma non potevamo essere lì per testarlo dal vivo quindi abbiamo lavorato alla cieca basandoci sulle carte geografiche e sulle poche informazioni disponibili open source.“
“Abbiamo quindi contattato il museo del posto per avere supporto e Lisbeth, che lavora lì, è andata con gli sci a verificare, prima ancora che sorgesse il sole, se il nostro esperimento aveva funzionato. Ci ha mandato il video in cui si vedeva perfettamente il dirigibile, che dopo aver fatto il giro, si è agganciato al pilone. Ricordo che era il giorno in cui tutti erano impegnati a seguire l’atterraggio del rover Perseverance su Marte, mentre eravamo assolutamente presi da quest’altro oggetto volante, decisamente più importante per noi!”
“Questo è un risultato che per noi è andato al di là del lato tecnico”, dice il prof. Casagrande, a capo del team. “Non avevamo grandi risorse economiche a disposizione e non era scontato trovare esattamente il punto per ricreare quell’evento. Ma, cosa più importante, abbiamo raggiunto la possibilità di creare un coinvolgimento emotivo e di restituire ad una comunità, quella di Vadsø, qualcosa che fa parte della loro storia; è qualcosa che va al di là del dato numerico e che porta il tutto su un piano emotivo.”
Oggi, grazie a questo meraviglioso lavoro di squadra, il dirigibile si trova a … seguitelo e scopritelo! 🙂
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