Rappresentazione, comportamento e percezione delle donne in una conferenza internazionale

Il bello, bellissimo, di questa community è che noi, da sol*, non riusciremmo mai ad arrivare a tutte le cose meravigliose che invece ogni giorno ci segnalate. Questo ci permette di avere una visione d’insieme molto interessante e di poter divulgare la ricerca che viene fatta sul tema del gender gap nella scienza.

Uno degli spunti interessanti di questi giorni, dove l’attenzione sul divario di genere è ben presente, arriva dalla Dott.ssa Federica Lucati, ricercatrice postdoc all’Università Pompeu Fabra di Barcellona, e attualmente inserita nel progetto Human-Mosquito Interaction Project,  finanziato dall’European Research Council (il Consiglio Europeo della Ricerca).

Un nuovo studio rivela che la maggior parte della comunità scientifica ignora che vi sia una disparità di genere nel mondo della ricerca

“Lo studio mette in luce come il divario di genere può essere ancora molto forte in campo scientifico. Ciò nonostante, sebbene i dati lo confermino, la maggior parte delle persone intervistate afferma di non aver notato alcuna disparità di genere, sottolineando come sia ancora molta la strada da fare. Studi come questo sono fondamentali per fornire un quadro completo della situazione della donna nella scienza e per sviluppare linee guida solide che possano promuovere un ambiente scientifico più inclusivo.”, dice la Dott.ssa Lucati.

Possibile? Cerchiamo di capire qualcosa di più.

Lo scenario cui si riferisce il paper è il 1° Congresso della Società Iberica di Ecologia (SIBECOL), tenutosi a Barcellona nel 2019, dove è stata analizzata la rappresentazione femminile. La scelta di questo congresso è dovuta al fatto che l’ecologia è una delle discipline scientifiche dove c’è una maggiore presenza femminile. Più precisamente, gli autori dello studio si sono soffermati sul ruolo, la percezione, l’esperienza personale e la visibilità delle scienziate a questo evento.

I punti chiave

Solo il 33% dei relatori principali erano donne
Sebbene in termini di partecipazione, autorship e presentazioni la conferenza sia stata piuttosto equilibrata sul genere, le scienziate erano meno rappresentate nelle posizioni più prestigiose della conferenza, come keynotes speech (33%) o lavori a ultimo nome (29%). Inoltre, le donne erano in minoranza (meno di 40%) anche nei comitati organizzativi e scientifici.
Questi risultati sono in linea con studi precedenti che dimostrano che, sebbene il campo dell’ecologia sia generalmente dominato dalle donne a livello studentesco, le donne sono ancora sotto-rappresentate in ambienti di alto livello e posizioni accademiche prestigiose.

Partecipazione alle sessioni di domande
Negli interventi analizzati a questo scopo, la proporzione di donne e uomini tra il pubblico era simile (40% e 60% rispettivamente) indipendentemente dal sesso di chi parlava. Tuttavia, il numero totale dei partecipanti variava a seconda del sesso dell’oratore, essendo in media il 12,3% più alto quando l’oratore era un uomo rispetto a quando a parlare era una donna.
Un’altra scoperta preoccupante dello studio è che le donne hanno partecipato meno degli uomini alla sessione di domande e risposte. Nello specifico, di tutti gli interventi che hanno ricevuto domande, solo nel 37% delle volte era una donna a fare la prima domanda.
Quando a parlare/moderare era una donna, donne e uomini hanno posto un numero simile di domande, mentre erano gli uomini a fare più domande quando il relatore/moderatore era un uomo. Un risultato che dimostra quanto sia importante avere donne in posizioni visibili o prestigiose per aumentare il senso di appartenenza alla scienza delle donne.

Verso conferenze scientifiche più inclusive
I risultati dello studio evidenziano la necessità di muoversi verso una maggiore inclusione delle donne, poiché la minore visibilità può influenzare il loro benessere e la motivazione a intraprendere una carriera scientifica. Inoltre, come sottolineano gli autori dello studio, “può compromettere la qualità complessiva del mondo accademico, che beneficia invece dell’integrazione di diverse prospettive”. Gli autori, quindi, si impegnano a valutare ulteriormente i fattori che ostacolano il successo delle donne nella scienza al fine di garantire un futuro equo nelle discipline scientifiche.

“Questo approccio multidimensionale allo studio è fondamentale per fornire una valutazione completa della situazione delle donne nella scienza e a sviluppare politiche basate sull’evidenza per promuovere l’inclusione nelle conferenze scientifiche,” spiega Anna Lupon, ricercatrice del CEAB-CSIC.

Per leggere l’articolo completo:

Lupon A, Rodríguez-Lozano P, Bartrons M, Anadon-Rosell A, Batalla M, Bernal S, et al. (2021) Towards women-inclusive ecology: Representation, behavior, and perception of women at an international conference. PLoS ONE 16(12): e0260163. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0260163

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