Martedì 15 dicembre ore 16.00, sulla piattaforma TEAMS, si terrà l’evento virtuale parte del IEEE WIE International Leadership Summit, inizialmente previsto quest’anno a Genova in presenza.

L’evento è organizzato da due ricercatrici dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Marianna Semprini (Chair) e Michela Chiappalone (co-Chair), entrambe ricercatrici del laboratorio congiunto Rehab Technologies – INAIL-IIT e membri di IEEE. Inoltre è supportato dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), IEEE e IEEE WIE Affinity Group – Italy Section @WieItaly

Scopri di più su Marianna Semprini

Marianna Semprini si è laureata in Ingegneria Biomedica all’Università di Genova nel 2004 e si è specializzata in neuroingegneria nel 2007. Ha lavorato come visiting scholar presso il Department of Physiology della Northwestern University di Chicago, negli anni 2006 e 2007 e ha conseguito il dottorato di ricerca in robotica e neuroscienze all’Istituto Italiano di Tecnologia, presso il Dipartimento di Robotica, Scienze Cognitive e Cervello – RBCS, nel 2011. Ha poi lavorato come ricercatrice postdoc prima in RBCS e poi nel dipartimento di Neuroscienze Computazionali e Scienze Cognitive (CNCS), specializzandosi nello studio delle interfacce cervello macchina (BMI). 

Nel 2016 è stata Visiting Scientist presso la Katholieke Universiteit a Leuven (Belgio). Nel 2018 ha ricevuto il premio “reviewer of the year” per la rivista “Journal of Neural Engineering”.

Da gennaio 2018, fa parte del Rehab Technologies IIT-INAIL Joint Lab dove è coinvolta nel coordinamento e gestione di collaborazioni con partner clinici. I suoi interessi riguardano lo studio dei correlati neurali del movimento con particolare riferimento ad applicazioni neuroprotesiche e neuroriabilitative.

Scopri di più su Michela Chiappalone

Michela Chiappalone si è laureata in Ingegneria Elettronica (110/110 summa cum laude) nel 1999, e ha ottenuto il PhD in Ingegneria Elettronica e Informatica presso l’Università di Genova nel 2003. Ha lavorato come vising scholar presso il Dept. of Physiology della Northwestern University (Chicago, IL, USA) nel 2002. Dopo un periodo come Post-Doc presso l’Università di Genova, dal 2007 è entrata a far parte dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Dipartimento di Neuroscience and Brain Technologies -NBT), prima come Post-Doc e nel 2013 come Researcher (team leader). Nel 2015 è stata Visiting Professor presso il Kansas University Medical Center (Kansas City, KS, USA), nel gruppo del Prof. R. J. Nudo, esperto mondiale di ictus. Dal 2012 al 2015, Michela Chiappalone è stata Coordinatrice del progetto europeo FET Open ‘BrainBow’, giudicato eccellente dalla Commissione Europea. Nel 2014 ha ottenuto l’abilitazione scientifica nazionale come Professore Associato e nel 2018 quella da Professore Ordinario in Bioingegneria.

Da gennaio 2018, Michela Chiappalone fa parte del Rehab Technologies IIT-INAIL joint lab per guidare un gruppo di ricerca mirato a interfacciare dispositivi robotici con il sistema nervoso con applicazioni nel campo delle neuroprotesi e della neuroriabilitazione.

A causa della pandemia l’evento in presenza è stato posticipato a novembre 2021, ma le due ricercatrici organizzatrici, Marianna Semprini e Michela Chiappalone, hanno voluto comunque organizzare questo evento online nel 2020.

L’obiettivo è presentare due casi di studio di donne leader nel campo delle STEM e creare consapevolezza sui problemi legati alla salute mentale delle minoranze, emergenti specialmente nell’ambiente della ricerca. 

Programma

Ore 16.00 | Presentazione speakers

Valentina Pasquale

My journey from research to data stewardship: a new career pathway for parents in science

Elvira Pirondini 

International mobility and related challenges

Stefano Zucca

Mental health in academia: stressors among underrepresented groups

A seguire | Q&A Session

Abbiamo voluto saperne di più e, grazie alla disponibilità di IIT, che da sempre ha una forte attenzione per la partecipazione femminile nella scienza, abbiamo fatto qualche domanda alla Dott.ssa Marianna Semprini, Chair dell’evento.

Ci racconta di come è nata l’opportunità di organizzare un evento dedicato alle donne nel settore dell’ingegneria, grazie a una serie di conoscenze e partecipazione ad eventi che hanno acceso l’interesse a fare qualcosa di più concreto….

“Io e Michela siamo parte del network IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers) e, fra tutte le società cui si poteva aderire, abbiamo notato anche quella relativa a Women in Engineering. Abbiamo deciso di iscriverci, perché l’argomento in realtà era ricorrente anche tra le nostre chiacchierate”

Nel 2018, ad una conferenza di ingegneria nel campo della medicina e della biologia, abbiamo partecipato ad un pranzo di questa società e abbiamo avuto possibilità di conoscere nuove persone, di ascoltare storie di altre donne e confrontarci con loro. Ed è stato lì, e in un’altra occasione in seguito, che abbiamo deciso di lanciarci e iniziare a fare comunità, a creare qualcosa di concreto.

A Novembre 2019 si annunciava l’apertura del bando per organizzare l’International leadership summit, cui abbiamo deciso di partecipare, anche se con poco tempo a disposizione per confezionare la proposta. Nel Gennaio 2020 IEEE WIE ci comunica che avevamo vinto! L’Italia non ha mai partecipato prima, ma quest’anno è l’unico paese Europeo ad essere stato selezionato.

Ci è piaciuta molto l’idea che l’evento fosse internazionale, ma con una forte attenzione alla promozione del networking nella dimensione locale, per dare contezza di quali sono le possibilità di fare ricerca e lavoro nelle varie zone e ispirare le giovani donne.

A Marzo 2020 scoppia la pandemia e ci viene chiesto di mantenere l’evento ma in versione virtuale per assicurarne lo svolgimento. A noi l’idea non piaceva molto e, proprio perché l’evento è pensato per promuovere il networking, decidiamo di farlo comunque in presenza, spostandolo a Novembre 2021 per avere più possibilità. Abbiamo previsto, per quella data, due giorni in cui la mattina sarà dedicata ad una sessione scientifica e il pomeriggio ad una tavola rotonda, sulla transizione dalla ricerca all’industria con testimonianze di donne che si sono reinventate e hanno creato startup tecnologiche. abbiamo previsto poi anche una seconda sessione sul tema “Mothers in science“, un’altra tematica che riguarda le donne che ci piaceva molto trattare.

Nel frattempo abbiamo organizzato questa versione intermedia in formato virtuale, un evento di divulgazione scientifica e empowerment femminile rivolto al mondo della ricerca.

La scelta dei relatori

Abbiamo scelto di chiedere alle persone coinvolte che ci raccontassero sia la parte più legata alla loro professionalità che quella, invece, più relativa al percorso personale.

Valentina Pasquale, neuroscienziata, opera nel campo del data science e parlerà di come nel suo percorso professionale è riuscita a conciliare la sua passione scientifica con il desiderio di avere una famiglia senza rinunciare ai suoi sogni. Il suo punto di vista sarà molto interessante perché permetterà di capire come la condivisione dei tanti dati che la scienza produce potrebbero essere condivisi, rendendo la ricerca più snella ed efficiente.

Elvira Pirondini, ingegnere, è il perfetto esempio di donna che si è rimboccata le maniche e ha iniziato a girare il mondo per perseguire i suoi obiettivi. Sposata con un neuroscienziato, è anche un esempio di come sia difficile conciliare due carriere e le rispettive vite personali senza che i reciproci sogni vengano sacrificati.

Stefano Zucca è un neuroscienziato che da alcuni anni si occupa anche di temi legati alla salute mentale, che stanno iniziando ad emergere sempre di più sia tra le donne che tra gli uomini nell’ambito accademico. Tratterà quindi questo argomento soprattutto in relazione alle “minorities”, dando anche alcuni strumenti utili per elaborare questo fenomeno.

Donne scienza: la percezione della situazione attuale?

“Sulla carta si stanno facendo tutti gli sforzi possibili. A livello di istituzionale IIT stesso mette in atto politiche che vanno nella direzione di rendere più equa la partecipazione alla ricerca. Le istituzioni accademiche, in generale, si stanno impegnando molto in questo campo e stanno effettivamente ottenendo buoni risultati.

Rimane su un piano più legato al personale la percezione che ci sia ancora qualche pregiudizio, che si manifesta con qualche battuta infelice o commenti che forse ad un uomo non sarebbe stato fatto.

E le nuove generazioni? C’è nelle nuove leve che si affacciano al mondo della ricerca un atteggiamento diverso rispetto a come ti percepivi tu alla loro età?

Devo ammettere che quando ero all’inizio del mio percorso non percepivo troppo questo problema legato alla partecipazione femminile nella scienza. Non ci pensavo nemmeno alla differenza tra uomini e donne, non la vedevo. Vengo da un liceo classico, a prevalenza femminile, e anche nel mio corso, nonostante ci fossero più uomini, la percentuale di donne non era bassissima. Ho iniziato a rendermene conto dopo, con qualche battuta.

Ho notato ad esempio, quando ero in America ero molto giovane, che l’attenzione di noi italiani per i dettagli e lo stile suscitava la percezione che perdessimo tempo prezioso e non badassimo alle cose importanti. Ho pensato allora che se avessi fatto qualcosa di sbagliato avrebbero potuto pensare che si trattasse di mancanza di attenzione, perché magari avevo pensato più a come vestirmi che ad altro. Un uomo si sarebbe fatto gli stessi problemi?

Oggi ovviamente non ci penso nemmeno più e questo aspetto non mi interessa. Ma sono curiosa di vedere cosa succederà con le prossime studentesse con cui lavorerò!”

Dopo questa bella testimonianza non possiamo far altro che partecipare all’evento e attendere, con ancora più interesse, l’evento del prossimo anno!


Per approfondire:

Rispondi