di Valentina Iesari

La crisi climatica globale sta influenzando ogni aspetto del nostro stile di vita. Uno degli ambiti meno conosciuti e trattati è quello riguardante le donne colpite dal degrado ambientale a più livelli. Infatti, molte comunità dell’emisfero meridionale a basso reddito, e non solo, sono governate da donne leader, attrici indispensabili di soluzioni giuste ed efficaci.

Source: Food and Agriculture Organization of the United Nations

Gli impatti dei cambiamenti ambientali, associati al colonialismo e alle disuguaglianze sociali rappresentano delle vere e proprie sfide per molte donne, che sempre più spesso sono le responsabili nel fornire cibo, acqua ed energia alle loro famiglie. Donne indigene che possiedono vaste conoscenze, raccolte attraverso il loro ruolo tradizionale di guaritrici e coltivatrici, e che possono quindi fungere come una forza di cambiamento sociale. Infatti, se tali donne vengono educate tramite azioni politiche giuste, saranno molti i benefici per le intere comunità. Le economie locali crescono, le popolazioni si stabilizzano e la salute e l’istruzione dei bambini migliorano: tutti fattori che favoriscono un percorso di crescita più sostenibile.

In particolare, secondo diversi studi scientifici, nel Sud del mondo: 

  • Le donne producono tra il 40 e l’80% del cibo e sono le custodi centrali delle sementi e della biodiversità agricola
  • Su 130 paesi con una maggiore rappresentanza parlamentare femminile, il governo è più incline a ratificare i trattati ambientali internazionali
  • I membri familiari femminili sono responsabili della raccolta dell’acqua in quasi i due terzi dei paesi in via di sviluppo, e possiedono una conoscenza fondamentale dei sistemi idrici locali e delle pratiche di gestione
  • L’80% della biodiversità globale rimanente si trova nell’emisfero meridionale. Le donne indigene sono in prima linea negli sforzi locali per proteggere e difendere questi territori d’immensa diversità socio-ecologica, agendo in prima linea nelle lotte politiche, e all’interno di negoziati internazionali sul clima
  • Le donne rappresentano oltre l’80% dei rifugiati climatici
Source: Food and Agriculture Organization of the United Nations

È ormai chiaro che esiste uno stretto legame tra lo stile di vita delle donne e l’impatto dei cambiamenti climatici. Nel 2009, infatti, la United Nations Population Fund Report, Facing a Changing World: Women, Population and Climate ha affermato che “le donne sono tra le categorie della popolazione più vulnerabili in relazione al cambiamento climatico”. È importante quindi renderle un ruolo attivo nella lotta contro i cambiamenti climatici.

Come già accennato, le donne, a causa dell’imposizione dei ruoli sulla base del genere, si occupano principalmente delle attività domestiche e di conseguenza sono più sensibili alla produzione e alla preparazione del cibo. La sicurezza alimentare, di fronte ad un ambiente in continuo cambiamento, è una preoccupazione reale e ben documentata ed è particolarmente rilevante per le donne contadine. Il Fourth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change report mette il focus sulla siccità e le alluvioni e predice che questi eventi meteorologici estremi aumenteranno drammaticamente, aggravando ancor di più il problema. Di fronte a tali calamità, la resilienza e l’adattamento delle donne del Sud del mondo è limitata. L’etica e la politica non possono più ignorare tali realtà, per evitare in primis l’esclusione di numerose porzioni di popolazioni dai negoziati per il clima. 

Source: Food and Agriculture Organization of the United Nations

Di fronte a ciò, economisti, filosofi e ambientalisti hanno sviluppato, già a partire dagli anni ’90, una connessione tra discriminazione di genere, povertà e cambiamenti climatici. L’Oxfam’s Handbook of Development and Relief fa notare che c’è “una spirale al ribasso di causa ed effetto: la povertà può causare degrado ambientale, poiché le persone povere sfruttano eccessivamente risorse naturali già precarie; e il degrado ambientale causa ulteriore povertà, poiché le persone non sono in grado di trovare le risorse per soddisfare le loro esigenze quotidiane”. Le donne del Sud del mondo, se escluse socialmente, contribuiscono ulteriormente al degrado ambientale, riducendo drasticamente l’accesso all’acqua e al cibo. Questo fenomeno può essere riconosciuto come la femminilizzazione della povertà

Per interrompere questo ciclo ed indirizzare la politica verso tali tematiche, quindi, serve prima di tutto compiere un’analisi sociale ad ampio raggio, che metta in gioco tutte le variabili.  È quanto mi preme fare tramite la rubrica “Donne per la Natura”. Racconterò le vicende di diverse donne indigene e delle loro comunità, per mettere in luce i vari fattori che sono alla base del problema e tentare di trovare insieme una risposta.


Vuoi saperne di più? Consulta le fonti nella bibliografia!
  • Al-Hassan, R., J.A. Famiyeh, and A. de Jager. (1997) Farm household strategies for food security in northern Ghana: A comparative study of high and low population farming systems. In Sustainable food security in West Africa.
  • Bohle, H.G., T.E. Downing, and M.C. Watts. (1994) Climate change and social vulnerability: Toward a sociology and geography of food insecurity. Global Environmental Change.
  • Eade, Deborah, and Suzanne Williams. (1994) The Oxfam handbook of development and relief.
  • Parry, M.L., O.F. Canziani, and J.P. Palutikof and co-authors. (2007) Technical Summary. Climate change 2007: Impacts, adaptation and vulnerability. Contribution of Working Group II to the Fourth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change. Cambridge, UK: Cambridge University Press.
  • UNPF United Nations Population Fund. (2009) The state of world population 2009: Facing a changing world: women, population and climate. 
  • Longhurst, Richard. (1986) Household food strategies in response to seasonality and famine. IDS Bulletin.
  • Norgaard and York. Gender Equality and State Environmentalism: Gender and Society. 2005
  • Okai, Matthew. (1997) Agricultural production, food security, and poverty in West Africa. In Sustainable food security in West Africa.
  • UN Food & Agricultural Organization. Women and Sustainable Food Security
  • UN Water. Gender, Water and Sanitation: A Policy Brief. (2006)
  • Women’s Environmental Network. Gender and the Climate Change Agenda: The Impacts of Climate Change on Women and Public Policy. (2010)
  • World Bank. The Role of Indigenous Peoples in Biodiversity Conservation. (2008)

<strong>Valentina Iesari</strong>
Valentina Iesari

Biologa Ambientale, laureata presso las Scuola di Bioscienze dell’Università di Camerino (Italia), ha lavorato in diversi laboratori italiani e esteri come assistente di ricerca (Max Planck of Animal Behaviour, University of Konstanz, Germania). Le sue passioni sono la zoologia, l’ecologia e il comportamento animale. Nel 2020 inizia la sua esperienza nella divulgazione scientifica tramite brevi articoli su blog e social network.

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