DI SERENA FABBRINI
L’uguaglianza tra le persone che vivono nella Comunità europea è un valore fondamentale dell’Europa stessa, riconosciuto già nel Trattato di Roma del 1957 (art. 119, Parità delle retribuzioni fra i lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile per uno stesso lavoro) e fin dalla sua fondazione negli anni Cinquanta del secolo scorso, quella che oggi riconosciamo come Commissione europea è sempre più impegnata nella promozione della parità di genere anche nel settore della ricerca e nell’innovazione.

Il quadro normativo è ben chiaro e delineato. L’Unione europea ha adottato sei direttive riguardanti la parità tra donne e uomini sul luogo di lavoro e nel lavoro autonomo, nell’accesso a beni e servizi, nella sicurezza sociale e nel periodo di gravidanza e maternità, sui congedi familiari e sulle formule di lavoro flessibili per i genitori e i prestatori di assistenza. Queste direttive sono confluite nelle macro aree del Gender Equality Plan, un documento formale pubblico, sottoscritto dal top management dell’organizzazione di riferimento, dove un team dedicato ed esperto realizza analisi e attività concrete di training che portano ad aumentare la consapevolezza all’interno dell’ente delle questioni di genere. Dal 2022 il Gender Equality Plan è diventato criterio di eleggibilità per molte organizzazioni pubbliche e private che vogliono accedere ai finanziamenti di Horizon Europe, l’attuale Programma Quadro dell’Unione europea per la ricerca e l’innovazione per il periodo 2021-2027.
Ci sono tante altre iniziative da citare, come la Work-Life Balance Directive (2019), l’European Commission’s Strategic Engagement for Gender Equality 2016- 2019 (2015) e l’attuale Gender Equality Strategy 2020-2025 (2020) che a livello legislativo hanno codificato e attualmente codificano alcuni indicatori da raggiungere. Ma se si parla di ricerca e innovazione il punto di riferimento è certamente Gendered Innovations.
Il modello Gendered Innovation
L’integrazione dell’analisi del sesso e del genere nella ricerca e nell’innovazione aggiunge valore alla ricerca e ne accresce la rilevanza per la società tutta. Per rafforzare ulteriormente questa importante integrazione, la Commissione europea si è unita al un gruppo di esperte ed esperti guidati da Londa Schiebinger (professoressa di Storia della Scienza alla Stanford University e direttrice del progetto) per sostenere questi sforzi e produrre dati concreti affinché i gruppi di ricerca possano avere uno strumento utile per calare la dimensione di genere all’interno delle loro ricerche.
Gendered Innovation, arrivato alla sua seconda pubblicazione, evidenzia i risultati ottenuti analizzando 15 casi studio di quattro macro aree scientifiche comprendenti settori come salute, intelligenza artificiale e robotica, energia e trasporti. Il modello sviluppato illustra come integrare la dimensione di genere in vari campi della ricerca e dell’innovazione, nonché raccoglie raccomandazioni politiche per migliorare la situazione anche a livello legislativo.
L’obiettivo del progetto, in poche parole, è fornire a chi si occupa di scienza metodi pratici per l’analisi del sesso e del genere nel proprio settore di ricerca, grazie anche a un glossario e a utili check-lists che aiutano chi fa ricerca, grant-writers o valutatori con procedure fornite per incorporare step-by-step l’analisi del sesso e del genere nella propria ricerca.
Un esempio pratico per comprendere il modello di lavoro di Gender Innovation è quello della cintura di sicurezza e dei manichini utilizzati nei car crash test.
Il problema
Le cinture di sicurezza convenzionali non sono adeguate per le donne in stato di gravidanza e in un urto automobilistico frontale il feto può riportare danni fino al 75% dei casi. Sono milioni le donne incinte che guidano quotidianamente e l’uso delle cinture di sicurezza in gravidanza è di estrema importanza. Per l’Italia, nel 1976 viene introdotto l’obbligo di dotare tutte le autovetture nuove degli attacchi per le cinture di sicurezza ma è solo una legge 1del 1988 che ne rende obbligatorio l’uso sui sedili anteriori e solo nel 2006 diventa obbligatorio usarla anche sui sedili posteriori.
Ma solo nel 1996 i ricercatori hanno pensato a usare manichini gestanti per analizzare la sicurezza delle donne in gravidanza negli incidenti automobilistici. Ancora oggi, in molti paesi non vengono usati manichini gestanti nel collaudo per la sicurezza delle automobili. Il bias di genere è lampante.

Metodo di analisi
Nella gran parte della progettazione ingegneristica, gli uomini vengono considerati il modello di base; le donne sono analizzate in un secondo momento e spesso esaminate come se fossero una deviazione dalla norma, di secondaria importanza quando si tratta di test. Questo significa che le donne sono tagliate fuori dalla fase di ideazione e progettazione dell’idea di ricerca e ne consegue che molti dispositivi sono modificati per le donne, semmai, solo successivamente. La cintura di sicurezza a tre punti, quella installata su tutte le automobili comuni del mondo, è stata progettata nel 1958 senza tenere conto del caso di donne in gravidanza. È lampante come i dispositivi di sicurezza dovrebbero essere progettati sin dalla fase iniziale per una popolazione la più vasta possibile, non solo per “l’uomo medio”.
La Gendered Innovation del caso
La soluzione a questo problema arriva dalla Svezia. “Linda” della Volvo, progettata nel 2002 dall’ingegnere meccanico Laura Thackray, è il primo manichino gestante al mondo, simulato al computer per le prove d’incidente automobilistico. “Linda” fornisce dati che permettono di creare un modello relativo agli effetti dell’impatto ad alta velocità sul feto.
Perché è necessaria una Gendered Innovation
Dati alla mano, gli stereotipi di genere fanno male alla ricerca. È stato dimostrato come il pregiudizio di genere presente nella ricerca riduce drasticamente il potenziale beneficio che scienza e tecnologia possono portare alla società e che tale pregiudizio può causare anche ingenti danni economici.
Gendered Innovations è nato alla Stanford University nel luglio 2009 e da allora la sensibilità alle tematiche di genere nella scienza e nella ricerca è aumentata. La necessità di portare l’inclusone di temi quali sesso e genere in tutti i settori della scienza ha portato a un continuo aumento degli Enti che hanno contribuito allo sviluppo di questo studio: dal 2011 al 2013 la Commissione europea ha finanziato un gruppo di esperti “Innovation through Gender/Gendered Innovations” nell’ambito del Settimo Programma Quadro, volto a sviluppare la dimensione di genere nella ricerca e nell’innovazione dell’Unione europea; la National Science Foundation degli Stati Uniti ha aderito al progetto nel gennaio 2012; dal 2018 al 2020, il gruppo Horizon 2020 “Gendered Innovations”, ha aggiornato e ampliato i metodi e i casi di studio delle innovazioni di genere. Per adeguarsi alla dimensione globale della scienza e della tecnologia, i casi di studio e i metodi di analisi sono stati sviluppati attraverso collaborazioni internazionali, con oltre 200 esperte ed esperti provenienti da tutta Europa, Stati Uniti, Canada e Asia che hanno partecipato a una serie di workshop e collaborazioni interdisciplinari sottoposte a peer-review.
Le parole di Londa Schiebinger mi sembrano il modo migliore per concludere quest’articolo:
Fare ricerca nel modo giusto può salvare vite e denaro. È di fondamentale importanza identificare i bias, ma l’analisi non può fermarsi qui: le innovazioni di genere offrono metodi all’avanguardia per l’analisi di sesso, genere e genere intersezionale. L’integrazione di questi metodi nella ricerca di base e applicata produce eccellenza nella scienza, nella ricerca e nella politica dietro a questi importanti settori del sapere umano.