DI FRANCESCA FRASSINO
Il suono dei miei passi sull’asfalto è, inspiegabilmente, l’unico a sentirsi in questa notte afosa. La luna argentea, alta in un cielo intensamente blu, m’illumina la strada. Notte perfetta per incontrare una delle prime programmatrici della storia: Jean Jennings.
Prima di lei e delle altre “ragazze dell’ENIAC”, la programmazione per come la conosciamo oggi, semplicemente, non esisteva. Gli uomini non avevano capito quanto fosse importante altrimenti non avrebbero sicuramente lasciato il campo alle donne, mi dice con un sorrisino.
L’ENIAC (Electronic numerical integrator and computer) – mi spiega – è considerato il primo computer elettronico della storia ed era una macchina enorme e pesante, piena di valvole, fili e interruttori con cui si comunicava mediante schede perforate che contenevano l’informazione in ingresso e in uscita. Forse non c’è niente di più lontano dai dispositivi di oggi – dice: il calcolatore non memorizzava il programma e ogni volta, ad ogni errore, toccava riprendere tutto dall’inizio e l’intero processo poteva richiedere dei giorni. L’obiettivo era quello di calcolare la traiettoria dei missili ed era un progetto top secret dell’esercito statunitense. Alla mia espressione interrogativa segue la sua esaustiva spiegazione: l’avventura delle prime programmatrici cominciò dopo l’attacco di Pearl Harbor del ‘41 e il conseguente ingresso in guerra degli Stati Uniti.
La Seconda Guerra Mondiale non solo spinse verso un avanzamento tecnologico e scientifico senza precedenti ma coinvolse le donne, storicamente relegate in ruoli prestabiliti quali la casa, la cura o l’insegnamento, nei più svariati ambiti del mondo del lavoro: con gli uomini al fronte, le donne iniziarono a lavorare dovunque, occupando i posti vacanti; questo permise loro di guadagnare e di sentirsi un po’ più libere. E su questa scia – continua – con i maschi impegnati, l’Università e l’esercito pensarono di affibbiare alle donne il compito di capire e regolare quella gigantesca macchina che era l’ENIAC.
Jean Jennings era la più giovane di un gruppo di sei ragazze con una laurea (o una qualunque altra formazione) in matematica, che vennero scelte per seguire un corso di preparazione nel laboratorio di ricerca balistica alla Moore School in Pennsylvania.
Della sua vita precedente, mi racconta solo di avere origini umilissime e di essere cresciuta in una famiglia povera e numerosa; in un contesto in cui le donne dovevano nascondersi persino per fumare e a cui la vita non avrebbe potuto offrire molto, se non dei figli e un lavoro da insegnante. Lei, invece, cercava solo un’occasione. Prima di arrivare a lavorare all’ENIAC, venne assunta dall’Università della Pennsylvania, in collaborazione con l’esercito, per calcolare interamente a mano le traiettorie dei proiettili.
Camminiamo senza meta e senza fretta con solo il fruscìo del vento che sfiora l’erba alta ai lati della strada. Il suo modo di parlare è spedito ma senza mai inciampare. Mi racconta del legame creatosi con le altre e di un rapporto di lavoro che si è trasformato in un’amicizia durata nel tempo. Le racconto di aver visto il documentario incentrato sulla loro impresa eccezionale… Così intenso che lo rivedrei a giorni alterni. Ride.
Nonostante l’obiettivo dell’ENIAC fosse di tipo balistico, venne terminato e programmato solo dopo la fine della Guerra e presentato pubblicamente alla stampa nel febbraio del ‘46. Jean Jennings e Betty Snyder avevano il compito di scrivere il programma, avviarlo e farlo funzionare per l’occasione. Si lavorò ininterrottamente – dice fermandosi con una mano sul fianco e alzando gli occhi come per rimettere insieme i ricordi – per poi essere appellate come le operatrici che avevano solo cliccato tasti e manovrato manopole. Eppure, adesso sappiamo bene che solo chi aveva programmato l’ENIAC sapeva veramente come usarlo.

Jean ricorda bene l’eccitazione per l’evento, l’incredulità della stampa e anche la delusione che le ha travolte. Per anni – continua – sono stati elogiati solo gli ideatori della macchina ma non le programmatrici che ne hanno capito il funzionamento e che effettivamente l’hanno messo in opera. Quella sera, le matematiche che svolsero tutto quel lavoro vennero completamente dimenticate dalla storia.
Di fatti, per molto tempo, “le ragazze dell’ENIAC” non ebbero alcun riconoscimento.
I ricordi di quel periodo, nonostante il tempo, sembrano ancora molto vividi. La forza motrice, dice mentre si continua a camminare nel buio pesto della notte, era la voglia di avventura. Dopo l’esperienza all’ENIAC, si occupò della programmazione del primo computer commerciale in commercio: L’UNIVAC, che riuscì a predire, in base ai dati a disposizione, l’elezione del presidente Eisenhower nel ’52. E all’epoca era una notizia senza precedenti.
Il suo tono e la sua postura mostrano tutta la risolutezza di questa donna, dimostrata in ogni momento della sua vita. E mi racconta che dopo la guerra molte donne – che fino a quel momento avevano svolto ogni tipo di mansione – vennero licenziate per lasciare il posto agli uomini in rientro dal fronte; solo alcune riuscirono a opporsi e a mantenere la propria posizione. Jean fu una di queste.
“Negli anni ho sbattuto ripetutamente la testa contro il soffitto di cristallo; prima era il genere, poi l’età” dice prendendo posto su una panchina.
La sua storia e quella delle prime programmatrici è raccontata minuziosamente nell’autobiografia di Jean. Nel tempo, Jean e le altre hanno ottenuto i riconoscimenti e la considerazione che si meritavano.
E mentre la notte si schiarisce e il tempo a disposizione si restringe, la vedo frugare rumorosamente nella borsa e tirar via un bigliettino, mi chiede una penna: “Puoi fare qualunque cosa e raggiungere qualunque obiettivo, se tu pensi di poterlo fare.”, scrive.
La realtà si riprende i propri spazi; quel biglietto ha preso posto su una parete.
Scopri le fonti
Bartik, Jean. Pioneer programmer : Jean Jennings Bartik and the computer that changed the world; autobiography edited by Jon T. Rickman and Kim D. Todd.
Top secret roses – The female “Computers” of WWII; directed by LeAnn Erickson
Carla Petrocelli; Il computer è donna. Eroine geniali e visionarie che hanno fatto la storia dell’informatica; ediz. Dedalo201